Alfabeto culinario - L
L
Libri di cucina: una droga.
In generale i libri mi attraggono ma quelli di cucina in maniera particolare per la ricchezza e le possibilità che contengono.
Mi piacciono quasi tutti, li vorrei tutti. ma prediligo un certo tipo di libri di cucina. E’ indispensabile che ci siano delle ricette ma non è necessario, anzi sarebbe troppo riduttivo, che siano dei ricettari.
Mi piacciono se si sviluppano intorno ad un unico argomento o a una cultura culinaria, o ancora su temi trasversali quali la cucina come luogo e la sua attrezzatura.
Adoro i racconti di cucina e il punto di vista dei personaggi a me cari come Agatha Christie o Nero Wolf.
Mi perdo nello stupore leggendo dei mangiari della Guerra Civile Americana, e mi esalto per la condivisione delle abilità tecniche di cuochi provetti.
Mi piacciono le collane sulle verdure e libricini mignon che, corredati da tante foto, mi fanno sognare di feste dove i vassoi sono ben assortiti di tartine deliziose, spiedini ghiotti, tartellette stuzzicanti. E poi ci sono i libri sulla panificazione che adoro, il mondo dei lieviti mi ha irretita e se fosse per me il forno sarebbe sempre acceso.
I giri in libreria, non passa settimana che “casualmente” non ci faccia un salto e a volte anche più di uno, finiscono sempre per portarmi nella zona dei libri di cucina dove valuto curiosa le novità, sfoglio e mi beo delle belle foto, purtroppo non così comuni, dei risultati di tanto spignattare e immagino l’occasione per cui potrei anche io sfoggiare tali manicaretti.
Allora mi faccio forza e mi allontano.
Non sempre funziona però, e così, tranne che per i periodi precedenti al Natale a al mio compleanno, quando mi è severamente vietato comprare libri e in particolar modo libri di cucina, ogni tanto esco con il mio prezioso e, in quel momento, nuovo libro preferito di cucina.
Mi piacciono quasi tutti, li vorrei tutti. ma prediligo un certo tipo di libri di cucina. E’ indispensabile che ci siano delle ricette ma non è necessario, anzi sarebbe troppo riduttivo, che siano dei ricettari.
Mi piacciono se si sviluppano intorno ad un unico argomento o a una cultura culinaria, o ancora su temi trasversali quali la cucina come luogo e la sua attrezzatura.
Adoro i racconti di cucina e il punto di vista dei personaggi a me cari come Agatha Christie o Nero Wolf.
Mi perdo nello stupore leggendo dei mangiari della Guerra Civile Americana, e mi esalto per la condivisione delle abilità tecniche di cuochi provetti.
Mi piacciono le collane sulle verdure e libricini mignon che, corredati da tante foto, mi fanno sognare di feste dove i vassoi sono ben assortiti di tartine deliziose, spiedini ghiotti, tartellette stuzzicanti. E poi ci sono i libri sulla panificazione che adoro, il mondo dei lieviti mi ha irretita e se fosse per me il forno sarebbe sempre acceso.
I giri in libreria, non passa settimana che “casualmente” non ci faccia un salto e a volte anche più di uno, finiscono sempre per portarmi nella zona dei libri di cucina dove valuto curiosa le novità, sfoglio e mi beo delle belle foto, purtroppo non così comuni, dei risultati di tanto spignattare e immagino l’occasione per cui potrei anche io sfoggiare tali manicaretti.
Allora mi faccio forza e mi allontano.
Non sempre funziona però, e così, tranne che per i periodi precedenti al Natale a al mio compleanno, quando mi è severamente vietato comprare libri e in particolar modo libri di cucina, ogni tanto esco con il mio prezioso e, in quel momento, nuovo libro preferito di cucina.
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